• «Non mi importa se passeremo alla storia come barbari» non solo rappresenta la piena maturità artistica di Radu Jude, ma è anche uno dei più grandi film del XXI Secolo...
  • Il film di Peter Watkins è la risposta cinematografica alla trappola della "monoforma", prestandosi ad essere uno dei film-manifesto più rivoluzionari della storia del cinema...
  • Cosa è più importante? La vita o le idee? Il corpo o l'anima? Il visibile o l'invisibile? Questo è quello che si chiede insistentemente la regista sovietica per gran parte della durata dell'opera...
  • È d'obbligo la sua visione prima di scomparire da questo mondo, ma soprattutto prima di continuare a leggere questo blog che porta con tanto onore il suo nome.

domenica 14 maggio 2023

Wolf's Hole (1987)

Titolo originale: Vlčí bouda. Teen-horror atipico e minimalista di Věra Chytilová ("Le margheritine", 1966) che gioca sull'orrore psicologico dell'autoritarismo esercitato da tre strambi insegnanti di scii, su undici adolescenti rimasti isolati nel seminario dopo una massiccia valanga. Il mistero si infittisce quando i tre insegnanti riveleranno di star effettuano un'esperimento sociale sui ragazzi e manifesteranno degli strani comportamenti a contatto con il calore. Il film è magnificamente incorniciato dalle sequenze imponenti della glaciazione accelerata del paesaggio e delle carrellate sui ghiacciai che contrastano quelle claustrofobiche degli interni, amplificando il senso di impotenza ed isolamento che vivono i ragazzi, a questo si aggiunge un'inquietante colonna sonora composta da Michael Kocáb che solleva un'atmosfera spettrale e metafisica. Girato durante il periodo della cosiddetta "normalizzazione" della Cecoslovacchia appare come un'allegoria del potere sovietico. Nonostante nella secondo tempo il climax dello sviluppo narrativo non è pienamente sfruttato, rimane una visione affascinante e originale. Il film è disponibile in streaming su Youtube, i sottotitoli in italiano sono disponibili su opensubtitles.




martedì 9 maggio 2023

Passioni proibite (1995)

Titolo originale: Lust och fägring stor. Ultimo lungometraggio del regista svedese Bo Widerberg, due anni prima di morire l'1 Maggio del 1997 a causa di un cancro allo stomaco. Il film si apre con le note drammatiche di "Lascia ch'io pianga" di Händel che accompagnano le didascalie di un "Trattato sulla copulazione", il testo spiega che a seguito dello sviluppo dei caratteri sessuali secondari «la natura sollecita entrambi i sessi all'unione che diventa istintiva.» In seguito siamo nel 1943, in una scuola della cittadina svedese di Malmö, dove nasce una relazione passionale tra Viola, un'insegnante, e Stig, un alunno 15enne. L'insegnante è interpretata da Marika Lagercrantz, mentre l'alunno da Johan Widerberg, il figlio del regista all'epoca 21enne. La prima parte del film si concentra sulle forti sensazioni attrattive che sentono i due protagonisti nei loro incontri e contatti, le scene sono rappresentate magistralmente da una regia che cattura ogni dettaglio e sfumatura delle loro azioni, gesti, sguardi, spesso accompagnandoli poeticamente col brano di Händel, già annunciato dal prologo. La scelta di questo brano non è causale, non solo rompe la quotidianità dei due protagonisti introducendo una dimensione del tutto nuova alle loro vite, ma il suo significato profetizza già il peso di una tragedia che sappiamo inevitabile in una relazione come questa. Nel secondo tempo il film si concentra sulla costellazione famigliare dei due personaggi, emerge fra tutti la figura di Kjell (Tomas von Brömssen), il marito di Viola, un uomo gravemente alcolizzato che non riesce a distaccarsi dalla moglie nonostante la loro relazione sia in grave crisi da anni. Stig più conosce Viola, più si sente lontano dal suo mondo, così finisce per instaurare una relazione sentimentale con Lisbet (Karin Huldt), una sua coetanea. Viola comprendendo di non essere più importante per Stig decide di vendicarsi.
Nonostante il film soffra nella seconda parte a causa della sua prolissità e della poco incisiva scrittura dei dialoghi, sopratutto per gli scambi tra Stig e Kjell, rimane una delle opere più interessanti di Widberg, se non la più dolorosa della sua filmografia. Oltre l'apparenza di un racconto di formazione, c'è un film che parla amaramente della fugacità dell'esistenza e dell'ineluttabile deteriorarsi dei sentimenti umani, quali l'amore. Il film si aggiudicò l'Orso d'Argento al Festival di Berlino del 96'.


Ho prodotto i sottotitoli in italiano compatibili con la versione Blu-Ray che potete scaricare qui.

giovedì 27 aprile 2023

THE LAST OF US (2023)

Non c'è alcun dubbio che la serie THE LAST OF US prodotta dalla HBO ha rappresentato il più grande evento dell'anno, non solo per le aspettative della mole di fans dell'omonimo videogame, ma anche per chi si aspettava dal produttore e sceneggiatore di Chernobyl (2019), che fa il nome di Craig Mazin, un altro importante spettacolo televisivo. Premetto che personalmente sono un giocatore di Playstation e ho amato entrambi i due capitoli del videogame, a tal punto da considerarli le migliori esperienze videoludiche del XXI secolo. Le aspettative quindi sono state molto alte, sopratutto perché al processo creativo della serie c'è stata proprio la supervisione di Neil Druckmann, il genio che ha concepito il videogame. La materia è scottante e tanta, perciò l'unico modo per riuscire a costruire una critica esaustiva alla serie è analizzarla per episodi. Se non avete ancora visto la serie non leggete il seguito, perché ci saranno molti spoiler, ma non scappate! Se volete leggere il mio giudizio generale sulla serie, vi basterà superare i paragrafi dedicati ai singoli episodi e leggere solo la parte in basso dove non non verrà fatto alcuno spoiler.


1. Quando sei perso nell'oscurità
L'incipit si svolge in un programma televisivo dove si sta discutendo di infezioni fungine, un'esperto spiega ai telespettatori che esiste un fungo di genere parassitario chiamato Cordyceps. Colpisce solitamente gli insetti e una volta che la sua spora ha trovato il suo ospite preferito, germina e penetra il suo corpo, finendo per prendere tutto il controllo, anche in seguito alla morte dell'ospite. L'esperto ipotizza che a causa dei cambiamenti climatici in corso, questi funghi potrebbero evolversi e adattarsi a temperature più alte come quella umana e che questo potrebbe determinare la fine della nostra civiltà. Un silenzio attonito riempie lo studio del programma. Inizia la sigla della serie con le suggestive immagini delle diramazioni del Cordyceps, accompagnate dal noto tema musicale del videogame composto da Gustavo Santaolalla. Un incipit geniale, inedito nel videogame che ci introduce efficacemente all'oscura storia di THE LAST OF US. L'episodio pilota dura ben 78 minuti ed è folgorante, è diretto da Craig Mazin ma si dice che molte scene siano state girate da Kantemir Balagov che però non appare nei crediti, perché pare abbia abbandonato il progetto dopo le riprese a causa di divergenze creative con i produttori. Ma la mano di Balagov si sente comunque: c'è l'effetto trauma, la pressione psicologica, i silenzi tesi, la cromia espressionista della fotografia che sono caratteristiche tipiche del suo cinema. Siamo nell'anno 2003 (10 anni prima rispetto alla storia iniziale del videogame) e veniamo immersi nella tragedia iniziale della pandemia attraverso gli occhi di Sarah, figlia di Joel, interpretata da una bravissima Nico Parker, che nonostante abbia caratteristiche fisionomiche diverse dalla personaggia, la incarna meravigliosamente. Siamo con lei, con il fiato sul collo dall'inizio fino alla fine, dal primo segnale dell'infezione alla catastrofe,  è impressionante come la regia e la scenografia siano fedeli maniacalmente al videogame, riviviamo tutta la tensione del lungo pianosequenza sull'auto con Joel, Tommy e Sarah. Efficace è l'uso del sonoro e degli effetti speciali che sono minuziosamente dosati per restituire uno scenario realistico del caos. Joel è interpretato da uno straordinario Pedro Pascal, cosa che da ora in poi non mi stancherò più di ripetere, perché riesce a raccontare il suo personaggio in ogni sua piccola sfumatura. E a questo proposito la scena madre dell'episodio, la morte di Sarah tra le braccia di Joel è davvero potente, cruda proprio come richiedeva lo script originale. Dopo questa fase, veniamo catapultati vent'anni dopo, nel 2023, in un mondo dispotico dove gli infetti dominano ovunque e gli umani sopravvissuti vivono sotto il controllo di un'organizzazione governativa chiamata FEDRA, che finge di proteggere i sopravvissuti ma li priva di tutti i diritti, la democrazia è ormai un ricordo lontano. Joel si occupa di smaltire i cadaveri ed a fare il contrabbandiere, scopriamo anche che ha una relazione con una donna di nome Tess (Anna Torv). Parallelamente conosciamo Ellie, la seconda protagonista della storia, una ragazza incatenata, tenuta sotto controllo da un gruppo che si fa chiamare Luci, si tratta di un'organizzazione interessata a ricostruire la democrazia ed a trovare una cura alla pandemia. Il gruppo delle Luci è guidato da Marlene, che è interpretata dalla stessa attrice del videogame Merle Dandridge. Più tardi scopriremo che Ellie è immune al Cordyceps. Ellie è interpretata da Bella Ramsey, ha una fisionomia molto diversa da quella del videogame e anche nella sua espressività manca di quella dolcezza che caratterizza Ellie. Questa è stata una scelta spiazzante che ha fatto discutere molti fan, alcuni sono arrivati persino ad offendere pesantemente l'attrice sui social, sostenendo che ha rovinato la serie. La scelta di questo volto in realtà ha delle ragioni, la prima è che Bella ha talento e lo si noterà sempre di più nel corso della serie, la seconda è che ha quella mascolinità e vivacità che caratterizzano più chiaramente il comportamento di Ellie e, non ultimo, ha una forma del viso e una mimica facciale molto simile ad Ashley Johnson, l'attrice che interpreta Ellie nel videogame (questo perché la versione di Ellie nel videogame è una versione digitale piuttosto modificata della stessa Ashley). Perciò se detrattori si prendessero qualche minuto a guardare il casting di Ashley nel ruolo di Ellie, forse noterebbero che la scelta di Bella è stata alquanto azzeccata. 


2. Gli infetti
Il secondo episodio è diretto da Neil Druckmann che fa il suo esordio alla regia. Siamo nel 2003 a Giacarta e la professoressa di micologia Ratna Pertiwi (Christine Hakim) viene ingaggiata dall'esercito per studiare i primi contagi di Cordyceps. Quando le viene chiesto se è possibile produrre un farmaco o un vaccino per evitare la pandemia, la donna afferma che l'unico modo per contenere il contagio è bombardare la città. Nel presente, Joey e Tess dopo aver promesso a Marlene di portare Ellie in una base ad ovest delle Luci per studiare un vaccino attraverso il suo DNA, si incamminano in una zona occupata da infetti, decidono di prendere una scorciatoia dentro un museo sperando di non incontrarne, ma vengono aggrediti da due cliker, gli zombi più iconici del videogame, si tratta di infetti che a causa della oltre decennale infezione diventano ciechi e sviluppano un udito particolarmente sensibile. Anche in questo episodio gli scenari sono praticamente identici al videogame, l'immersione è impressionante, ma notiamo immediatamente due modifiche riguardo gli infetti: la prima, che è quella che effettivamente fa storcere di più il naso su tutte, è che ai personaggi non viene fatta indossare alcuna mascherina, neanche un fazzoletto, persino in ambienti chiusi e ad alta esposizione di spore come nella scena in cui Joey e Tess trovano un infetto intrappolato dalle radici e i fughi del Cordyceps. Una scelta che a detta degli autori è stata logistica perché gli attori avrebbero dovuto indossarle la maggior parte del tempo, ma a mio modo di vedere assolutamente ingiustificabile sopratutto in situazioni di maggior rischio come quella citata, questa mancanza va a inficiare sulla credibilità della stessa infezione. Altra modifica che però è apprezzabile è quella di aver reso gli infetti "connessi" tra loro, significa che se uno di loro viene attaccato altri nella zona potrebbero arrivare in massa, una scelta che non fa altro che enfatizzare la già inquietante presenza dominante degli infetti nel mondo. Peccato che come vedremo in seguito questo aspetto non verrà sfruttato, giacché di infetti se ne vedranno sempre più pochi o addirittura per nulla. Riguardo il personaggio di Tess, anche se le circostanze della sua morte saranno diverse, il senso del sacrificio rimarrà integro. Anna Torv ha dato una breve ma intesa prova, ma avremmo gradito vederla un pò di più. In definitiva, l'episodio non pareggia la qualità di quello pilota.


3. Molto, molto tempo
Questo è un episodio che ha fatto molto discutere in senso positivo. Joey ed Ellie non avendo trovato la base delle Luci nella zona designata da Marlene, decidono di mettersi in cammino per trovare Tommy, il fratello di Joey, un ex membro delle Luci, che sperano possa aiutarli. Durante il cammino Joey decide di fermarsi a Lincoln per fare il carico di munizioni e viveri. Una volta arrivati Ellie nota una fossa comune e chiede a Joey cosa sia successo a quelle persone, lui le racconta che i militari della Fedra uccisero molte persone innocenti che non avevano contratto il virus per risparmiare cibo e spazio, selezionariono solo alcune di esse per farle lavorare nelle zone in quarantena. Dopo questa introduzione verremo trasportati vent'anni prima a Lincoln, quando i soldati selezionarono e distrussero centinaia di famiglie, tra i cittadini ce n'è uno che si nasconde dentro un bunker, si tratta di Bill, un uomo solitario e paranoico, ma che grazie a queste caratteristiche riesce a sopravvivere. Rimasto completamente da solo nella città, saccheggia i negozi e le abitazioni rimaste costruendo una vera e propria oasi: utilizza un generatore, costruisce una recinzione elettrica, delle trappole e si dedica persino all'allevamento e all'agricoltura. La sua vita scorre tranquilla fin quando un uomo non finisce dentro una delle sue trappole. Bill inizialmente vuole eliminarlo ma l'uomo con la sua genuinità e ironia riesce a persuaderlo a non farlo e gli chiede anche di sfamarlo per un giorno. Bill accetta e lo invita a pranzo, l'uomo nella casa nota un pianoforte e tra il repertorio trova gli arrangiamenti delle canzoni di Linda Ronstadt, decide di suonare la sua canzone preferita che è "Long Long Time". Coincidenza, è anche la preferita di Bill, ma urtato dagli errori dell'uomo lo ferma immediatamente e prende il suo posto per suonare la sua interpretazione. Dopo questa connessione i due si baciano appassionatamente e l'uomo rivela di chiamarsi Frank. Tra i due nasce una grande storia d'amore. 
Nel videogame veniamo a conoscenza della loro relazione solo superficialmente, non vi è alcun approfondimento su questo, l'episodio diretto magnificamente da Peter Hoar integra una narrazione inedita nel videogame e lo fa in maniera straordinaria, non penso di esagerare se dico che ci troviamo di fronte a uno degli episodi a tematica gay più belli della storia delle serie tv (l'ho trovato anche più commovente del bellissimo San Jupinero della quarta stagione di Black Mirror). Credo che la sua forza sia dovuta alla sinergia perfetta di tutti gli elementi del linguaggio cinematografico: abbiamo uno scenario suggestivo, delle musiche che lo accompagnano adeguatamente, la sensibilità nella scrittura dei dialoghi e sopratutto l'intensità delle interpretazioni di Nick Offerman (Bill) e Murray Bartlett (Frank) che riescono a esprimere con totale naturalezza sentimenti complessi e intensi come l'amore, la malattia, la solitudine, il dolore. Magnifico è il finale accompagnato dalla canzone di Linda Ronstadt, i due uomini l'avevano individualmente interpretata nella loro vita, ma ora è nella sua versione originale, nella sua interpretazione "perfetta", proprio nel momento in cui sono entrambi trapassati. Joel ed Ellie la ascoltano casualmente nell'auto di Bill, poi la scena si sposta sulla finestra aperta della stanza dove giacciono i corpi senza vita dei due uomini. Il vento muove le tende delle finestre, come il soffio di uno spirito che ora sembra dimorare nella stanza, copre l'odore di morte e lo riempie di amore eterno, immortalando il sogno di Bill e Frank. 


4. Per favore, stringimi la mano
Dopo aver preso provviste e rifornimenti nella casa di Bill e Frank, Joel ed Ellie partono con un'auto verso il Wyoming e decidono di prendere una scorciatoia tra le rovine di Kansas City, ma qui subiscono l'imboscata di alcuni banditi. Joel riesce ad uccidere due uomini ma viene atterrato da un terzo che però Ellie riesce ad uccidere con una pistola (che teneva all'insaputa di Joel). Scopriamo che i banditi della zona sono membri di una comunità guidata da una donna di Kathleen, che è in cerca di un misterioso uomo di nome Henry, perché ha ucciso suo fratello. Joel ed Ellie si nascondono in un grattacielo per passare la notte ed avere una visuale ampia della zona, ma di notte vengono svegliati da Henry (Lamar Johnson) e il suo fratellino sordomuto Sam (Keivonn Montreal Woodard) che li puntano una pistola. L'episodio è diretto da Jeremy Webb e dura circa 45 minuti, il più breve finora e di fatti risulta essere di meno spessore rispetto ai precedenti, è quello che potremo definire un episodio di transito. il personaggio di Kathleen, interpretato da Melanie Lynskey, è del tutto inedito al videogame e non convince pienamente a causa della sua caratterizzazione alquanto macchiettìstica. Nulla da dire sulle scelte registiche che invece riescono come sempre a immergerci nello scenario come se ci muovessimo nel videogame. Qui vedremo anche un progressivo affiatamento tra Joel ed Ellie, non solo per la confessione di Ellie riguardo alla sua prima esperienza di omicidio, ma anche per la leggerezza delle letture del suo libro di barzellette, che scambia con un Joel sempre più divertito.


5. Resistere e sopravvivere
L'episodio ci mostra più da vicino Henry e Sam, partendo da ciò che è accaduto dieci giorni prima che Joel ed Ellie arrivassero a Kansas City. I due erano rimasti nascosti in un rifugio finché le provviste non erano finite. Una volta usciti avevano avvistato proprio Joel ed Ellie che hanno deciso di seguire fino al grattacelo. Henry, visto l'interesse comune di superare la zona, propone a Joel di unire le forze e proseguire tutti insieme attraverso i tunnel. Durante il viaggio Henry confessa il motivo del perché Kathleen li dà la caccia, rivelando di aver consegnato suo fratello alla FEDRA per ottenere delle medicine per la leucemia di Sam. In seguito il gruppo si scontra con un cecchino, Joel lascia il gruppo per neutralizzarlo, riesce ad ucciderlo ma troppo tardi, perché l'uomo ha già avvisato Kathleen e i suoi uomini. Joel riesce a colpire con il cecchino l'auto di Kathleen che finisce per scontrasi in una casa, causando il crollo della struttura, da qui fuori escono centinaia di infetti con l'inquietate Bloater, un infetto dalla statura gigantesca e dalla dura resistenza. Joel con il suo cecchino cercherà di aiutare Ellie, Herny e Sam, mentre Kathleen viene uccisa da un clicker. 
Episodio che chiude il precedente in maniera eccellente, la sequenza dall'assalto degli infetti è ben orchestrata e l'ingresso del Bloater risulta persino più suggestivo della famosa creatura di un altro noto videogame, il Pyramid Head nella trasposizione cinematografica di Silent Hill diretta da Christophe Gans. Nonostante le perplessità sulla costruzione del personaggio di Kathleen, l'ingranaggio narrativo di Henry e Sam compensa. Toccante il momento finale, totalmente inedito al videogame, in cui Ellie fa un tentativo disperato per salvare il piccolo Sam che è stato morso da un infetto, spalmando un pò del suo sangue sulla ferita, sperando che possa trasferirli un pò della sua immunità. Ma l'esito sarà irrimediabilmente tragico.


6. Famiglia
Dopo la morte di Henry e Frank, Joel ed Ellie proseguono il loro viaggio nel Wyoming alla ricerca di Tommy. Vengono fermati da alcuni uomini a cavallo e vengono portati alla comunità di Jackson, qui Joel finalmente ritrova il suo fratello, che scopre aver spostato una donna di nome Marie, dalla quale aspetta anche un bambino.
La regia di questo episodio è finita nelle mani di Jasmila Žbanić ("Il segreto di Esma" e "Quo vadis, Aida?") che ne calca efficacemente l'impronta introspettiva, il dramma psicologico prende il sopravvento, il ricongiungimento famigliare per Joel non è affatto rassicurante come sperava e le ferite del suo passato ricominciano a sanguinare, il fantasma di sua figlia lo perseguita a causa del senso di colpa di non essere riuscito a proteggerla, l'angoscia e la paura di commettere lo stesso errore con Ellie lo divorano dentro, perciò insisterà che continui il viaggio solo con Tommy. Pedro Pascal, mai come in questo episodio, dimostra le sue grandi qualità interpretative, con durezza, fragilità, tormento e dolore, riesce a esprimere tutta la complessità del suo personaggio. Intenso anche lo scambio che ha nel finale con Bella Ramsey. Grande quindi la direzione degli attori, ma non nascondo qualche perplessità, anche in questo caso, nella sceneggiatura di Craig Mazin, qui ci viene presentata una rappresentazione piuttosto ottimistica della comunità di Jackson, appare come una vera e propria società in via di sviluppo organizzata democraticamente, nel videogame al contrario la comunità è ancora piccola, non sicura, persino sotto attacco dai banditi, uno scenario in linea con l'imbarbarimento dell'epidemia. Nel secondo capitolo, anche quando la comunità è più ampia e solida, assistiamo ad episodi piuttosto spiacevoli che vedranno protagoniste Ellie e la sua compagna. Il tema qui è proprio il peso della violenza e la repressione esercitata dalle varie comunità, elementi che permettono anche di immedesimarci nel sogno della futura antagonista Abby, che è lo stesso delle Luci, quello di ricostruire una civiltà democratica. Mi chiedo se questa nuova rappresentazione della comunità di Jackson nella serie, sarà capace di allinearsi con lo stesso spirito del secondo capitolo.


7. Abbandonata
Joel durante uno scontro viene pugnalato da un gruppo di banditi, Ellie lo salva e lo porta in una casa abbandonata, mentre cerca qualcosa per curare la ferita veniamo catapultati nel passato di Ellie ai tempi della scuola militare della FEDRA, qui capiremo che era legatissima a Riley Abel, la sua migliore amica che sparì per tre settimane dalla scuola per poi ripresentarsi di notte per rivelare ad Ellie di essere entrata nelle Luci. Riley convinse Ellie a seguirla per una notte in un centro commerciale abbandonato, dove passarono una notte indimenticabile tra le giostre, una sala fotografica, una sala giochi, i costumi, la musica, i rimpianti, le accuse e lo sbocciare finale dell'amore tra le due. Ma l'attacco di un clicker stroncò il loro lieto fine, Ellie e Riley ormai infette decisero di rimane insieme fino alla fine, di non uccidersi ma di "impazzire" insieme, godendosi ogni secondo di quella breve vita che gli rimaneva prima che l'infezione prendesse il totale controllo dei loro cervelli, questa scelta ha fatto sì che Ellie scoprisse di essere immune. Questo episodio si incastra delicatamente nel drammatico presente in cui Ellie deve decidere se abbandonare Joel per cercare aiuto o rimanere lì con lui fino alla fine, con i pochi mezzi che dispone per aiutarlo. Ellie non lo abbandona, perché ha imparato da Riley a non farlo, è così il lascito del suo amore vive ancora nelle sue azioni. Una scelta poetica, che come accadeva nel terzo episodio, diventa una dichiarazione di amore perpetuo. L'episodio è diretto con grazia da Liz Johnson e la scrittura di Craig Mazin qui si fa più convincente, anche qui ci sono piccole differenze rispetto al videogame, un particolare rilevante è ciò che avviene nella famosa scena dove le due protagoniste giocano all'arcade di Mortal Komact, nella serie c'è elettricità e riescono a giocarci per davvero, nel videogame diversamente è molto più amaro, l'arcade è spento e le due "fingono" di giocare e immaginare il combattimento. Ma la scelta della serie, nel contesto, risulta più convincente perché è come se per un attimo avessero avuto la possibilità di vivere il sogno della vita che un tempo in quel luogo c'era. Sempre alto il livello del cast, Storm Reid che interpreta Riley non sfigura affatto a Bella Ramsey, c'è un'autentica sinergia tra le due.


8. Quando sei in difficoltà
Ellie si prende ancora cura di Joel nella casa abbandonata, in una delle sue uscite per cacciare un cervo si scontra con due uomini, David e James, che dicono di appartenere a una comunità poco distante che sta patendo la fame, le offrono degli antibiotici in cambio del suo cervo, Ellie seppur titubante decide di accettare per aiutare Joel. David rimane solo con Ellie in attesa della spedizione di James, le rivela di essere il pastore della sua comunità e che crede sia stato Dio a farli incontrare. Al ritorno di James con gli antibiotici, le rivela di aver capito che l'uomo ferito che sta proteggendo è lo stesso che ha ucciso uno del suo gruppo. Ellie spaventata fugge con gli antibiotici e li somministra a Joel. Qualche giorno dopo Ellie avvista David e i suoi uomini nella zona, monta il suo cavallo e cerca di allontanarli dalla casa dove è nascosto Joel, ma il suo cavallo viene colpito e una volta catturata viene portata all'insediamento di David. Imprigionata in una gabbia, Ellie scopre che la comunità per non morire di fame è arrivata a praticare il cannibalismo. David tenta di convincerla ad unirsi a lui, ma Ellie oppone resistenza e tenta di fuggire. Joel nel frattempo riesce a riacquisire le forze e si mette in cerca di Ellie.
L'episodio è diretto da Ali Abbasi (Border - Creature di confineHoly Spider), si contraddistingue per lo stile crudo e freddo, David è interpretato da un ambiguo Scott Shepherd, ha una fisicità molto distante dall'uomo viscido e rude del videogame, ma è una scelta che si è rivelata particolarmente efficace perché più in linea a quella di un tranquillo uomo religioso o un semplice padre protettivo, che sfrutta abilmente le sue qualità intellettuali per imporre il suo potere. Il personaggio di James è interpretato niente di meno da Troy Baker, proprio l'attore che ha interpretato Joel nel videogame! Seppur in un ruolo marginale, la sua partecipazione è stata significativa. L'episodio però soffre per la brevità, rispetto al videogame ci sono meno scontri e la velocità della convalescenza di Joel non risulta realistica, come non lo è lo scontro finale tra David ed Ellie, che si ritroveranno soli come se tutto ad un tratto il villaggio fosse disabitato. David è anche l'antagonista per eccellenza, il boss finale del videogame, ed è bizzarro che gli sia stato dedicato un solo episodio; se pensiamo che a un personaggio come Kathleen ne sono stati sviluppati persino due... i conti non tornano. Manca anche un importante sviluppo nel suo personaggio per giustificare la sua indole perversa, nel videogame sentiamo pesantemente gli effetti degli abusi psicologici su Ellie, qui viene in qualche modo tutto diluito.


9. Cerca la Luce
L'episodio inizia con una donna incinta che fugge da un infetto e si rifugia in una casa per partorire. Purtroppo l'infetto la raggiunge, la donna riesce ad ucciderlo ma viene morsa. Dopo essere riuscita a partorire arriva Marlene con il gruppo delle Luci, la donna le consegna la nascitura facendole promettere di prendersene cura e infine le implora di ucciderla. Scopriremo che quella donna è Anna Williams e la bimba nata è proprio Ellie. Torniamo al presente: Joel ed Ellie sono giunti a Salt Lake City, qui un gruppo di uomini li assalgono. Scopriremo che si tratta delle Luci. Joel si risveglia in un ospedale ed incontra Marlene che gli spiega che Ellie sta subendo un'operazione per permettere ai medici di estrarre dei campioni per studiare la sua immunità e creare finalmente un vaccino. Ma il Cordyceps si sviluppa nel cervello e l'unico modo per ottenere quei campioni è estrarli dal cervello. Quando Joel capisce che la vita di Ellie sarà sacrificata, si ribellerà.
Episodio finale diretto nuovamente da Ali Abbasi e sfortunatamente anche questo risulta uno dei meno riusciti, se non il peggiore della serie. Nonostante ritroviamo la stessa attenzione maniacale per le scenografie, i dettagli, persino la famosa e toccante scena della giraffa, l'eccessiva velocità dello sviluppo degli eventi non permettono un'immersione appropriata, con la conseguente totale assenza di pathos, di cui il videogame è invece pregno. Quello che doveva essere anche uno dei momenti più belli della serie, cioè il momento in cui Joel, dopo aver eseguito la carneficina, recupera il corpo di Ellie sotto le note di "All Gone (No Escape)" di Gustavo Santaolalla, viene completamente raggirato, anticipando la traccia sonora nella carneficina ed eliminando l'inseguimento finale. Certamente era illogico riproporre tutta l'azione del videogame, ma trascurarle in questo modo, eccedendo con il montaggio breve, è costato un depotenziamento importante del materiale. La bravura del cast riesce comunque a mantenere alta la qualità del prodotto, Pedro Pascal e Bella Ramsey sono davvero straordinari e la comparsa di Ashley Johnson, la Ellie del videogame, nei panni della madre di Ellie è stata intensa. Interessante a questo proposito, come gli autori attraverso il flashback del parto abbiano sollevato una teoria del tutto inedita al videogame, quella della possibilità che le cellule staminali multipotenti contenute nel cordone ombellicale o nella placenta, abbiano probabilmente svolto un ruolo importante nel determinare l'immunità di Ellie.


In sintesi, la serie nel suo complesso rimane un buon prodotto ma non eccezionale come sarebbe potuta essere, sembra che la volontà degli autori sia stata quella di soffermarsi sull'aspetto introspettivo della storia, sacrificando pesantemente l'azione, la violenza e la presenza degli infetti, che in realtà avrebbero potuto offrire molto in termini non solo di tensione, ma di sviluppi narrativi, a questo si aggiunge che gli aspetti inediti al videogame non sempre risultano pienamente sfruttati. La serie dopo un inizio straordinario (in riferimento all'episodio pilota che comprensibilmente è stato descritto da più voci come la migliore trasposizione da un videogame mai fatta) e il picco del terzo episodio, subisce un progressivo depotenziamento. E l'amarezza è tanta. Ma colgo questa occasione per invitare a tutti di immergersi nell'esperienza videoludica dei due capitoli del videogame, anche se si è estranei a questo mondo. 

martedì 18 aprile 2023

Soft & Quiet (2022)

Soft & Quiet, Morbido & tranquillo, sono le parole usate dal movimento delle Tradlife (allineato con il noto movimento Alt-Right) per descrivere il loro modus operandi, sono donne che sostengono la riunificazione dei valori della famiglia tradizionale attraverso la preservazione della razza europea, per intenderci quella bianca, ariana e cristiana che vedono minacciata dal multiculturalismo. Per farlo richiedono di ricoprire lavori dove possono essere maggiormente influenti per i bambini bianchi, come nell'istruzione e nella sanità, ma una volta divenute madri dedicarsi solo a questo, a tempo pieno. Queste donne lanciano un messaggio davvero forte, perciò devono mantenere un atteggiamento morbido e tranquillo per «farlo entrare nel mainstream più facilmente». Si presentano sui social network con un look pulito e sofisticato, propagando idee che oltre l'apparenza, nel più profondo, sono ferocemente razziste e sessiste. È da qui che la regista Beth de Araújo costruisce il suo, altrettanto feroce, soggetto. Seguiremo da vicino l'insegnante di scuola materna Emily (Stefanie Estes) che uscirà in lacrime da una toilette dopo aver fatto un test di gravidanza con esito negativo, in seguito si incamminerà verso una Chiesa dove organizzerà il suo primo incontro delle "Figlie per l'unità ariana", un'organizzazione di donne caucasiche suprematiste bianche, dove parteciperanno altre cinque donne: la madre solitaria Alice (Rebekah Wiggins), la figlia di un importante membro del Ku Klux Klan Jessica (Shannon Mahoney), l'ex detenuta Leslie (Olivia Luccardi), la piccola proprietaria di un drogherie Kim (Dana Millican) e l'insoddisfatta lavoratrice al dettaglio Marjorie (Eleanore Pienta). Le donne prendendo una fetta dall'inquietante torta di Emily su cui è disegnata una svastica, inizieranno a discutere presentando tutte le loro rimostranze contro gli immigrati, gli ebrei, le femministe, le politiche di inclusione come le quote di diversità e i movimenti sociali come il Black Lives Matter. L'incontro verrà però interrotto dal pastore della Chiesa, che sconvolto dalle loro idee, parlerà in privato con Emily e la minaccerà di andarsene, quest'ultima per non perdere la faccia di fronte alle altre donne deciderà di invitarle a casa sua, ma solo Leslie, Kim e Marjorie la seguiranno. Le quattro durante il viaggio si fermeranno nel negozio di Kim per prendere del vino, ma nel mentre entreranno due sorelle asiatico-americane di nome Anne (Melissa Paulo) e Lily (Cissy Ly), ignare che il negozio fosse chiuso chiederanno del vino, qui Kim le caccerà bruscamente e scoppierà un violento litigio che darà inizio a una vera e propria discesa infernale. 
La de Araújo non lascia fiato allo spettatore, decide di girare il suo film in un unico pianosequenza (ha girato ben quattro versioni del film), una scelta ambiziosa e che riesce a padroneggiare meravigliosamente, la direzione del cast non è gestita da meno, restituisce tutto il realismo e la brutalità della violenza fisica e verbale. Una violenza che esprime efficacemente l'imbarbarimento tipico dell'ideologia fascista quando è assimilato all'interno di un gruppo. In termini di paragone non siamo lontani dalle barbarie mostrate ne "La grande estasi di Robert Carmichael" di Thomas Clay, un film dallo stile più glaciale ma di sostanza simile, anch'esso etichettato ingenuamente come horror. Rimarranno quindi delusi moltissimi spettatori che si aspetteranno un classico revenge movie, perché qui le vittime subiscono pesantemente senza alcuna possibilità di redenzione, mettendo a dura prova la tollerabilità di chi guarda. La denuncia è chiara: non c'è nessuna rimostranza, nessuna dialettica "morbida" che possa mistificare il razzismo, il sessismo e l'omofobia, il fascismo c'è ancora, con tutti i suoi luoghi comuni e la sua banalità (del male), basta solo darli una piccola occasione per stabilizzarsi in un gruppo e velocemente deflagra con la sua potenza distruttiva. Ma ciò che rende questo film diverso da tutte le rappresentazioni cinematografiche precedenti è che qui sono le stesse donne ad appropriarsene, autonomamente e consapevolmente; rendendo il tutto più terrificante e sconcertante. Un film scomodo, che lascia il segno.

lunedì 17 aprile 2023

It Happened Here (1964)

Qui ci troviamo di fronte a uno degli esordi più folgoranti della storia del cinema e se a questo ci aggiungiamo che fu diretto dal 18enne Kevin Brownlow e dal solo 16enne Andrew Mollo, allora è anche il film più importante prodotto da registi adolescenti. La sua produzione non fu affatto facile, iniziò nel 1956 ed fu terminata otto anni dopo, nel 1964, anno in cui fu presentato in anteprima al Cork Film Festival. Il budget del film ammontava di soli 20.000 sterline e si avvalse della collaborazione di attori volontari e di due grandi registi professionisti che furono interessanti al progetto: Peter Watkins che montò la prima parte del film ambientata a Salisbury, e Stanley Kubrick che donò il materiale cinematografico del suo "Il dottor Stranamore" per finalizzarlo. Il cast era composto da circa 900 attori, tutti volontari, tra cui Sebastian Shaw, Reginald MarshPauline Murray che interpreta il ruolo dell'infermiera protagonista. Molti dei dei fascisti britannici furono interpretati da ex membri della British Union of Fascists, e allo stesso modo, ex militari tedeschi interpretarono soldati e aviatori delle SS e della Wehrmacht. 
Il film, girato in stile semi-documentaristico, è una fantapolitica ucronica: le immagini introduttive dei cinegiornali ci presentano un disegno storico in cui l'Inghilterra viene invasa e occupata dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale, veniamo poi immersi nelle vicende di Pauline, un'infermiera del distretto irlandese che attende di essere evacuata dal suo villaggio dalle forze tedesche. Si ritroverà nel bel mezzo di uno scontro tra i partigiani britannici e i tedeschi, durante il quale alcuni dei suoi amici verranno uccisi nel fuoco incrociato. Questo evento drammatico condizionerà le sue opinioni sull'operato della resistenza partigiana, da indurla a dichiararsi fermamente apolitica, ma una volta evacuata a Londra si renderà conto che nella nuova società fascista non potrà continuare a fare l'infermiera distrettuale e così non le rimarrà che l'unica opzione di unirsi all'ala medica paramilitare dell'Immediate Action Organisation (IAO). 
La forza del film sta nell'aver mostrato, sfruttando abilmente il dramma psicologico della protagonista, come il fascismo possa sorgere ovunque in circostanze favorevoli e come il suo indottrinamento non avvenga necessariamente sul piano ideologico, ma in primis su quello comportamentale. È interessante notare come i registi attraverso la costruzione di un passato immaginario siano riusciti a restituirci un passato così dettagliato e plausibile, questo probabilmente grazie alla loro esperienza da studiosi di storia e alle loro ricerche riguardo i territori occupati realmente dai nazisti, come il caso delle Isole del Canale. Oltre alla forza della sceneggiatura, bisogna sottolineare anche la bravura del cast, compreso quello meno esperto, che recita con adeguata naturalezza. "It Happened Here" è un film introspettivo, crudo e capace di regalare momenti di puro orrore, a questo proposito vale la pena citare la scena dell'ospedale dove la profondità dei silenzi si dimostra efficace nell'amplificare l'ambiguità delle situazioni, fino a renderle insopportabili. Girato in 16 mm con e un bianco e nero carico di grana fotografato da Peter Suschitzky (futuro collaboratore di David Cronenberg), potrebbe benissimo entrare nel ciclo dei migliori film psicologici e introspettivi sul fascismo (accanto a capolavori come "Il quinto sigillo" di Zoltán Fábri, non sfigurerebbe affatto).


Il film è disponibile in streaming su Youtube. Ho curato personalmente la traduzione dei sottotitoli in italiano che potete scaricare qui.


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