Film scarno, silenzioso, crudo, sporco, con una fotografia monocromatica color seppia, segue le vicende di un ragazzo siberiano che affronta la morte del padre e le sue difficoltà per dargli una degna sepoltura. Accade in un'Unione Sovietica ridotta alla fame, all'odio, ormai vicinissima al suo crollo. Lontano dalla "pulizia" estetica, dalla teatralità e dai simbolismi tanto cari ai film successivi di Sokurov, "Il secondo cerchio" appare come l'antitesi di quello che sarà "Padre e Figlio": il rapporto tra padre e figlio qui è essenzialmente un legame di assenza e di morte, ma non per questo di minore vicinanza, infatti la morte del padre è un evento che spinge il figlio a ricercare disperatamente la solennità di un rito, quello della sepoltura, all'interno di una civiltà ormai disumanizzata e ingabbiata in una quotidianità monotona che fa della sopravvivenza e della prevaricazione la sua ragione di vita. Finale risolutivo ma dolente, che non riempie il vuoto ma lo affittisce. È uno dei film più onesti e significativi di Sokurov. Nel 1991 si aggiudicò il premio FIPRESCI come miglior film all'International Film Festival Rotterdam.
Il film può essere visionato qui, gratuitamente su YouTube.
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