martedì 26 maggio 2020

Aria (1987)

Film collettivo di dieci episodi musicali ispirati da "arie" tratte da opere liriche. Ogni episodio è diretto da un regista diverso. In ordine di apparizione sono:  
1) Un Ballo in Maschera diretto da Nicolas Roeg;
2)  La Vergine degli Angeli diretto da Charles Sturridge;
3) Enfin il Est ma Puissance diretto da Jean-Luc Godard
4) La Donna è Mobile diretto da Julien Temple
5) Glück, Das Mir Verblieb diretto da Bruce Beresford
6) Lieu Désolés, diretto da Robert Altman
7) Liebestod diretto da Franc Roddam;
8) Nessun Dorma diretto da Ken Russell
9) Depuis le Jour diretto da Derek Jarman
10) Vesti la Giubba diretto da Bill Bryden

Il cinema è un'arte che per molti versi somiglia alla musica più che alla fotografia, perché anch'essa è un'arte temporale, non è un caso che François Truffaut paragonava la direzione di un film alla direzione di un'orchestra. Aria è probabilmente uno degli esperimenti più interessanti mai fatti in ambito cinematografico, perché ha permesso ai registi di mettere alla prova la loro libertà creatività rivelandone la loro impronta più personale, la loro idea di cinema. Inoltre, la pressoché assenza dei dialoghi ci avvicina anche alle origini dello stesso cinema, quella del cinema muto. Sebbene l'inizio di ogni episodio è presentato simbolicamente da un attore in cerca di ispirazione (che nel finale si rivelerà essere il clown dell'ultima aria), ogni episodio è cinematograficamente diverso dall'altro. Alcuni di essi sono più deboli di altri, ma nel complesso il risultato è affascinante e ipnotico. Tra gli episodi più riusciti c'è certamente quello di Charles Sturridge, dove un gruppo di bambini orfani vive all'oscuro della società, visitando una Chiesa e guidando una macchina illegalmente. Le immagini e la musica sono in perfetta comunione, evocando una narrazione filmica che non c'è, ma che è evocativa e sotterranea perché lavora sul piano emozionale. L'episodio di Jean-Luc Gordard colpisce invece per la provocazione e l'erotismo: mostra la quotidianità di due giovani donne che fan di tutto per attirare l'attenzione sessuale di un gruppo di culturisti in palestra. Il racconto è brillante nella sua semplicità e si presta a diverse letture simboliche, in particolare le due donne sembrano essere in realtà due entità di una stessa mente, in simbiosi ed eterno conflitto. La musica Armida di Lulli, accompagna le scene con intermittenza, alternandosi con il sonoro ambientale, una caratteristica comune a tutto il "terzo periodo" del cinema di Godard. Bello, nella sua estrema semplicità, è anche l'episodio di Franc Roddam con l'aria di Wagner, che segue la vita "on the road" di due giovani amanti, dirigendoci verso un tragico epilogo, ispirato chiaramente a "Tristano e Isotta" da cui è tratto. Ma l'episodio più memorabile di tutti è senza ombra di dubbio quello di Ken Russell, anche qui il suo genio visionario si contraddistingue per la forza metafisica che impregna le sue immagini: assistiamo a una sorta di dimensione paradisiaca dove un gruppo di uomini e donne di colore, ornano di gemme preziose una donna ereggendola a una sorta di divinità. Subito dopo scopriamo che le immagini sono il frutto di una visione della donna in fin di vita a causa di un incidente stradale, il suo corpo viene estratto dall'auto e bendato da un gruppo di infermiere di colore, le stesse della visione. Subito dopo viene trasportata in una stanza dove subisce degli interventi, qui vedremo anche un medico di colore, lo stesso della visione in cui ornava la donna di gemme preziose per prepararla al rito iniziatico. Russell caratterizza le scene con pochi elementi scenografici, ma ricchi di simbologia, ripetizioni e rimandi continui. Interessante è la sequenza in cui vediamo il corpo di un manichino femminile, ornato di gemme, completamente scomposto, un chiaro riferimento al corpo ormai distrutto dalla donna in sala operatoria. È un'immagine di grande potenza evocativa che richiama la suggestione e l'enigmaticità della pittura metafisica di De Chirico. Le note di "Nessun Dorma" di Giuseppe Verdi accompagnano le immagini con pathos in un equilibrio formale perfetto. Vale la pena concludere citando l'episodio di Derek Jarman, anche qui parte da un'idea molto semplice ma toccante: una donna anziana sul palco di un teatro, ricorda i suoi anni di gioventù e il suo primo amore. L'aria di Gustave Charpentier accompagna i ricordi con suggestive sovrapposizioni del mare, il sole, i riflessi e gli amplessi dei due amanti con eleganza e bellezza. Il volto della donna da giovane è quello di Tilda Swinton, la musa di Jarman. 
Con i suoi alti e bassi "Aria" è un'opera cinematografica fondamentale, poco celebrata, che andrebbe riscoperta.


2 commenti:

  1. ce l'ho da un po'.

    adesso che ho letto qui lo faccio salire un po' nella lista dei film da vedere :)

    RispondiElimina


Post più popolari