martedì 1 settembre 2015

Body Whitout Soul (1996)

«Tutte le forme d'arte seria e conoscenza - in altre parole,
tutte le forme di verità - sono sospette e pericolose.»

Questa citazione di Susan Sontag appare come un'avvertimento nell'introduzione del film di Wiktor Grodecki. Quello che sussegue sono una raccolta di disturbanti confessioni fatte da dieci ragazzi minorenni affondati nel mondo della prostituzione e della pornografia nella capitale della Repubblica Ceca degli anni '90. Parlano di come sono stati introdotti alla prostituzione nelle stazioni di Praga e di come inevitabilmente sono entranti nel sistema dello sfruttamento pornografico con l'incontro di un importante regista ceco di nome Pavel Rousek. Quando entra in scena la confessione impietosa di quest'ultimo, il film si trasforma in una vera e propria discesa all'inferno. I dettami dell'industria pornografica ci sono presentati senza orpelli, con le sue regole e pretese fatte a misura dei clienti stranieri, ma che nulla hanno a che vedere con il rispetto della dignità umana, sebbene risultino essere legalmente conformi alla normativa della grande industria tedesca per cui Rousek lavora. Il ritratto della realtà rappresentata è così disumana che vedere quei giovani prepararsi per girare il porno, con i loro corpi nudi ed esili sotto le docce, mentre si ispezionano tra loro per vedere se sulla pelle potrebbero avere segni che facciano sospettare ad una malattia, fa contorcere le budella dello spettatore più insensibile. E non è un caso che il regista, genialmente, attraverso un montaggio alternato accosta le sequenze del set porno a quelle della dissezione di un cadavere in obitorio per mano dello stesso Rousek, sì... perché quest'ultimo rivela di avere anche una seconda professione, proprio quella di essere un ottimo dissezionatore di cadaveri negli obitori!
Il montaggio alternato non fa altro che portare in luce le contraddizioni delle diverse confessioni dei protagonisti fino all'estremo, ed è la forza di questi raccordi dall'impatto sempre più violento tra una inquadratura ad un'altra che vanno a costruire il punto di vista impersonale ricercato dall'autore, intento a rivelare una verità più profonda oltre le esperienze soggettive dei singoli. Nascono così, dalle dichiarazioni dei ragazzi, una serie di importanti domande e risposte che fanno accapponare la pelle: vendere un corpo sessualmente è come vendere carne a macello? No, la carne a macello può essere venduta separatamente e dissezionata, il corpo sessualmente no. Se ad un cliente piace una parte del corpo non può essere tagliata, «bisogna dargli tutto il corpo insieme a quella parte» spiegano i ragazzi. E insieme al corpo è venduta l'anima? No, il cliente prende un corpo vuoto «come un bicchiere vuoto, perché è interessato solo a quello» rispondono ancora i ragazzi. Allora l'anima in quel momento dov'è? Il cliente fa sesso con un corpo morto? No, «il cliente prende anche l'anima insieme al corpo». 
Noi abbiamo un corpo e al tempo stesso siamo il nostro corpo, ciò implica che una parte del sé viene venduta agli altri, ma allora quali possono essere gli effetti di questa compravendita sulla nostra persona?
La risposta, alla conclusione del film diviene spietatamente chiara: la prostituzione e la pornografia rappresentano la massima espressione della mercificazione del corpo umano e la forma più totale dello sfruttamento della persona umana.
"Body without soul" è un'opera che disturba come poche, che ci spinge ad una riflessione difficile su un tema oggi più che mai discusso e che divide radicalmente il mondo tra chi tenta di criminalizzare la prostituzione e chi legalizzarla (come sta accadendo in Europa negli ultimi decenni). Probabilmente un'indagine sociologica e un saggio di filosofia sul tema, non renderebbero giustizia agli occhi sofferenti di quei ragazzi ridotti a "corpi senza anima" dal business del sesso, per questo motivo la visione del film diviene quanto mai necessaria. 
E diviene chiara anche la citazione di Susan Sontag nell'introduzione della pellicola: la verità è talmente "sospetta" e "pericolosa" che tornare ad impersonificare il proprio ruolo di consumatore passivo della pornografia sarà più semplice e accomodante che ricercare la verità dentro ogni corpo coinvolto nella compravendita. 
David, uno dei ragazzi che è stato infettato dall'AIDS, alla domanda del perché si è prostituito risponde: «L'anima voleva il denaro», questa risposta diventa un'eco lacerante che risuona nello spettatore per molto tempo. Come anche l'immagine del suo sorriso amaro, incastrato dopo la confessione di Rousek quando dichiara che: «Sembra che ci sia giustizia. A volte... dopotutto» in riferimento alla sua presunta grazia divina per essere riuscito a non contrarre il virus dell'AIDS, malgrado il suo stile di vita sessualmente attivo e poco protetto. Il sorriso amaro di David testimonia allora la sventura umana, che «sradica dalla vita, equivale, più o meno, alla morte» (Simone Weil). 
Il documentario attraverso il microcosmo dei ragazzi rappresenta abilmente la macrocosmica via crucis umana dentro la società patriarcale e capitalista. È accompagnato da notevoli brani di musica sacra, dal "Miserere" di Allegri al Requiem di Mozart, che inseriti nelle brutali confessioni dei ragazzi creano un effetto straniante ma di profonda e rara compassione.


Su questo link potete scaricare i sottotitoli in italiano, curati dal sottoscritto.


1 commento:

  1. Interessantissimo film.
    Ti sarebbe possibile ri-caricare il link dei sottotitoli? Purtroppo al momento il film non riesco a trovarlo.

    P.s.: complimenti per il tuo blog, ho già visto diversi film che consigli e leggo con piacere e interesse le recensioni allegate.
    Complimenti

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