Sono felice di parlare nuovamente in questo spazio di Garri Bardin, autore del corto Adagio di cui avevo dedicato un post specifico qualche mese fa. Questa volta Bardin ispirato dalla favola de Il brutto anatroccolo di Hans Christian Andersen realizza un bellissimo lungometraggio su cui ci ha lavorato praticamente 6 anni solo per la realizzazione di 400 pupazzi di oche, galline e anatre. La favola non poteva che essere riletta in chiave politica, la diversità del brutto anatroccolo dovrà infatti fare i conti con l'entità dello Stato, una collettività circoscritta dalla fattoria e abitata sempre dallo stesso tipo di animali e incapace di integrare "modelli" diversi da quelli che rispecchiano la propria cultura e tradizione. Gli animali non conoscono il mondo oltre la recinzione perciò non possono sapere la differenza tra un uovo di un cigno e quello di una gallina, come non possono riconoscere un pulcino di cigno.
L'uovo però è fondamentale, ciò che da' origine alla prole e mantiene la sua specie, è il fondamento della famiglia, perciò la fattoria espone ogni mattino una bandiera con il simbolo di un uovo stampato su di essa, accompagnata da un inno popolare martellante cantato da tutti gli animali, è un rituale collettivo che diviene una spietata metafora del nazionalismo. Perciò in questo contesto, è divertente vedere un gallo che per mostare a tutta la comunità che ha fatto un uovo più grande delle altre famiglie, prende un uovo di un cigno che trova per caso oltre la ricezione e lo trasferisce dentro la fattoria per iniziare a covarlo. Per uno strano scherzo del destino, nascerà il "brutto anatroccolo" che verrà subito ripudiato e umiliato dai genitori adottivi e tutta la comunità per le sue sembianze fisiche molto diverse dagli altri pulcini. Il brutto anatroccolo, senza la guida di una vera famiglia, non conoscendo altri modi su cui costruire la sua vita e la sua identità vivrà dentro il recinto della fattoria e farà di tutto per essere accettato. Simbolico sarà il suo dormire arrotolato alla bandiera dopo essere stato rifiutato dalle varie famiglie di anatre, oche e galline - che al contrario suo, dormono l'una accanto all'altra - come se cercasse di trasferire disperatamente nella bandiera la speranza di essere integrato, di ottenere quell'accettazione che non avverrà mai. L'esaltazione del nazionalismo, ai limiti del fanatismo religioso, divengono un ostacolo per divenire ciò che è nato per essere, più cose trasferisce ad esso meno ne risente in se stesso.
Il brutto anatroccolo non riuscirà infatti a fuggire via scoprendo altri mondi su cui rintracciare e scoprire la sua vera identità. Non manca neanche la critica alla famiglia, come istituzione perversa, dove ogni atto compiuto dai genitori si riversa sui figli che imitano a loro volta i genitori: esemplare è quel calcio che il gallo da' all'uovo del brutto anatroccolo e che i suoi figli pulcini imiteranno ogni volta nel corso del film. L'insistenza della ritualità del quotidiano nella struttura narrativa dell'opera di Bardin, ha sempre un suo perché e non è mai lasciata a caso, proprio perché nel finale vuole portare lo spettatore ad una rottura formale, che rivelerà la natura trascendente dell'opera.
Nella conclusione del film, il brutto anatroccolo diventerà un cigno e guarderà in alto volare i suoi simili, ritrovando la sua identità, così la sua "essenza" di cigno verrà fuori, riuscendo a trovare la volontà di superare le sue paure e aprire finalmente le ali per volare. Tutto accade attraverso un processo di straordinaria e commovente anamnesi, che a livello formale si manifesta con l'uscita dal suo corpo di uno spirito che ha le sembianze del brutto anatroccolo. La famiglia, lo Stato, gli inni nazionali, non avranno più potere su di lui. Il film è un poetico e brillante manifesto della libertà, un inno alla bellezza della diversità, un capolavoro d'animazione che entra nel cuore.
L'uovo però è fondamentale, ciò che da' origine alla prole e mantiene la sua specie, è il fondamento della famiglia, perciò la fattoria espone ogni mattino una bandiera con il simbolo di un uovo stampato su di essa, accompagnata da un inno popolare martellante cantato da tutti gli animali, è un rituale collettivo che diviene una spietata metafora del nazionalismo. Perciò in questo contesto, è divertente vedere un gallo che per mostare a tutta la comunità che ha fatto un uovo più grande delle altre famiglie, prende un uovo di un cigno che trova per caso oltre la ricezione e lo trasferisce dentro la fattoria per iniziare a covarlo. Per uno strano scherzo del destino, nascerà il "brutto anatroccolo" che verrà subito ripudiato e umiliato dai genitori adottivi e tutta la comunità per le sue sembianze fisiche molto diverse dagli altri pulcini. Il brutto anatroccolo, senza la guida di una vera famiglia, non conoscendo altri modi su cui costruire la sua vita e la sua identità vivrà dentro il recinto della fattoria e farà di tutto per essere accettato. Simbolico sarà il suo dormire arrotolato alla bandiera dopo essere stato rifiutato dalle varie famiglie di anatre, oche e galline - che al contrario suo, dormono l'una accanto all'altra - come se cercasse di trasferire disperatamente nella bandiera la speranza di essere integrato, di ottenere quell'accettazione che non avverrà mai. L'esaltazione del nazionalismo, ai limiti del fanatismo religioso, divengono un ostacolo per divenire ciò che è nato per essere, più cose trasferisce ad esso meno ne risente in se stesso.
Il brutto anatroccolo non riuscirà infatti a fuggire via scoprendo altri mondi su cui rintracciare e scoprire la sua vera identità. Non manca neanche la critica alla famiglia, come istituzione perversa, dove ogni atto compiuto dai genitori si riversa sui figli che imitano a loro volta i genitori: esemplare è quel calcio che il gallo da' all'uovo del brutto anatroccolo e che i suoi figli pulcini imiteranno ogni volta nel corso del film. L'insistenza della ritualità del quotidiano nella struttura narrativa dell'opera di Bardin, ha sempre un suo perché e non è mai lasciata a caso, proprio perché nel finale vuole portare lo spettatore ad una rottura formale, che rivelerà la natura trascendente dell'opera.
Nella conclusione del film, il brutto anatroccolo diventerà un cigno e guarderà in alto volare i suoi simili, ritrovando la sua identità, così la sua "essenza" di cigno verrà fuori, riuscendo a trovare la volontà di superare le sue paure e aprire finalmente le ali per volare. Tutto accade attraverso un processo di straordinaria e commovente anamnesi, che a livello formale si manifesta con l'uscita dal suo corpo di uno spirito che ha le sembianze del brutto anatroccolo. La famiglia, lo Stato, gli inni nazionali, non avranno più potere su di lui. Il film è un poetico e brillante manifesto della libertà, un inno alla bellezza della diversità, un capolavoro d'animazione che entra nel cuore.
Il film non è mai stato distribuito in Italia, tuttavia è disponibile
acquistarlo qui in blu-ray nella sua edizione francese.
acquistarlo qui in blu-ray nella sua edizione francese.
buon giorno, grazie del regalo!!
RispondiEliminabellissimo e bravissimo Bardin di cui pochi giorni fa ho conosciuto l'estro e per combinazione ritrovo oggi qui:))
a presto! (spero:)
Mi dicono dalla regia che sia stato appena mostrato al Future Film Festival di Bologna, dove io non stavo ;_;
RispondiEliminaSarebbero utili i sottotitoli però...
E devo anche scoprire che brano è quello che tutti cantano nel pollaio durante la nascita del brutto anatroccolo...
prego teti900!
RispondiEliminafrancesco, si credo che i sottotitoli sarebbero molto utili, speriamo escano in futuro così almeno riusciamo a capire meglio il significato delle canzoni, anche se le immagini parlano chiaro.