Basato da un romanzo di Frank De Felitta che ha collaborato anche alla sceneggiatura del film, prende ispirazione da un caso realmente accaduto negli Stati Uniti nell'estate del 1974, quello conosciuto come il caso di Doris Bither, una madre single con quattro figli che abitava a Culver City, la cui vita tranquilla fu improvvisamente stravolta da una misteriosa presenza, definita da lei come un'entità invisibile, che faceva ripetutamente irruzione nella sua camera da letto per stuprarla brutalmente. L'entità quando si manifestava lasciava un odore nauseabondo e abbassava la temperatura della sua stanza, la donna sostenne anche che a volte le sembrava che non fosse sola ma aiutata da altre entità più piccole, la situazione precipitò quando queste cominciarono a maltrattarla anche di fronte ai suoi figli. Doris si rivolse a diversi psichiatri, che sostenevano che la donna soffriva di allucinazioni e che queste diventavano persino collettive in presenza dei figli, la donna fiduciosa si fece curare seguendo anche terapie farmacologiche che però non risultarono efficaci ad allontanare le moleste presenze. Disperata prese la decisione di rivolgersi ad alcuni studenti di fenomeni paranormali dell'Università della California, che dimostrarono che la donna non solo non soffriva di alcuna patologia mentale, ma che i segni e i lividi sul suo corpo dimostravano percosse che non poteva essersi procurata da sola. La sua casa fu ispezionata per dieci settimane dal parapsicologo Barry Taff e dal suo assistente Kerry Gaynor che confermarono un'attività di poltergeist all'interno della casa e scattarono alcune misteriose fotografie oggi divenute famose, come quella in cui Doris è seduta sul letto, con a fianco un lungo arco luminoso fluttuante. L'autenticità delle foto fu attestata dalla redazione scientifica di Popular Photography.
«Ero spaventata. Non sapevo come sarebbe stato modificato o commercializzato. Ma sapevo che Sid vedeva nel film il potenziale per affrontare l'argomento da un punto di vista umanistico e psichiatrico, dal punto di vista di una madre... e ho sentito che era un rischio utile.»
Nel film Doris Bither diventa Carla Moran, interpretata dall'attrice Barbara Hershey che fu scelta per il ruolo soltanto dieci giorni prima della produzione. Il film è caratterizzato da molti primi piani e angoli olandesi che il regista dosa efficientemente costruendo una tensione psicologica rara in un film horror. Lo stesso regista Sidney J. Furie ha persino sostenuto di non aver mai considerato il suo film un horror ma piuttosto un film di «suspence soprannaturale». Gli effetti speciali sono stati curati da Stan Winston (Terminator, Alien, Jurassic Park, per citarne alcuni) e non sono mai appariscenti, ma minuziosamente studiati per rendere la presenza dell'entità il più realistica possibile: nelle scene in cui vediamo il corpo nudo della Hershey palpato, venne costruito un corpo realistico in lattice dove al suo interno c'erano delle ventose che permettevano di manipolarlo per restituire l'effetto delle dita invisibili che si imprimono sulla pelle. La costruzione del corpo costò alla produzione 65.000 dollari.
La sceneggiatura di De Felitta funziona, si nota una certa prolissità nella parte della diatriba tra Carla e il suo psichiatra, ma la tensione è sempre accesa. In origine pare che ci fosse una sottotrama che accentuava il rapporto incestuoso di Carla nei confronti del suo figlio più grande Billy, tra cui una scena onirica in cui la donna fantasticava di "rubare" la sua verginità, probabilmente questo aspetto controverso avrebbe bilanciato maggiormente la tesi psicologica suggerita dallo psichiatra nel film, arricchendo la lettura dell'opera. E mi permetto di suggerire, che sta proprio qui il limite di Entity, il non aver osato di più, il non aver voluto essere più scomodo. Ciononostante all'epoca durante le prime proiezioni ci furono proteste da parte di molte donne che ritennero il film offensivo a causa delle sue rappresentazioni di violenza sessuale.
Non un capolavoro quindi, ma un grandissimo film carico di scene disturbanti guidato da una Barbara Hershey perfettamente incarnata nel ruolo e che mangia la scena al resto del cast, merita un'ultima nota quella tremenda musica martellante curata da Charles Bernstein, che risuona durante la comparsa dell'entità e che contribuisce ad acuire un'atmosfera davvero inquietante, da incubo, che difficilmente lo spettatore dimentica. Martin Scorsese l'ha definito uno dei film più spaventosi della storia del cinema, come dargli torto?
lo vidi molto tempo fa, dovrei recuperarlo
RispondiElimina