domenica 10 aprile 2022

Holod 33 (1991)

«All'indomani del crollo dell'impero Russo, all'inizio di questo secolo varie nazioni soggiogate cercarono di affermare la loro indipendenza. Il tentativo dell'Ucraina fu stroncato quando fu inghiottita nella nuova Unione Sovietica. Quando Stalin salì al potere nei tardi anni '20 il Partito Comunista prese sistematicamente il brutale controllo su ogni aspetto della società. I contadini indipendenti ucraini erano un obiettivo. Stalin decise di condurli nelle "fattorie collettive" dove la vita non era molto diversa dalla servitù. Stalin etichettò i liberi contadini come nuovi nemici della società, come kulak e "nemici del popolo". Presto quasi un'intera nazione fu marchiata come "nemico del popolo". Nel 1932 il Cremlino emise delle direttive che equivalsero ad una sentenza di morte per milioni di persone. Nel terribile inverno e primavera del 1933, la sentenza fu eseguita con il semplice e terribile atto di sequestrare tutto il cibo e il bestiame. La maggior parte del grano confiscato fu venduto all'estero per finanziare l'industrializzazione Sovietica. La conseguente morte per fame in una delle più ricche zone agrarie del mondo fu a malapena percepita dal mondo Occidentale e strenuamente negata dalle autorità Sovietiche. Alcuni cronisti incluso Walter Duranty del New York Times, contribuirono all'insabbiamento negando che una carestia del genere potesse verificarsi nella nuova utopia socialista. La storia della carestia fu soppressa per più di 50 anni. Soltanto il 26 Gennaio 1990 il Partito Comunista Ucraino ammise la carestia. Solo allora, prima del suo collasso finale, il Partito ammise che Stalin e i suoi stretti collaboratori furono "penalmente responsabili" della perdita di milioni di vite nella Carestia del 1933».
Questo testo appare avvertitamente per introdurre lo spettatore al film, subito dopo veniamo immersi nella scena di una messa ortodossa a cui partecipano un gruppo di contadini ucraini, la polizia sovietica irromperà nella Chiesa denigrando i fedeli e confiscando tutti gli oggetti sacri e preziosi. Alcuni fedeli riusciranno a prendere un calice e a custodirlo segretamente, da qui in poi la narrazione si concentrerà su di loro. Vedremo l'umile famiglia contadina cibarsi da una zuppa acquosa, unico pasto della giornata, mentre la repressione della polizia sovietica si inasprirà sempre di più, appropriandosi persino delle misere riserve del loro grano. Ben presto anche la vita degli altri contadini subirà la stessa sorte, la fame diverrà sovrana, i loro corpi gracili e affamati non gli permetteranno neanche di organizzarsi per contrastare la repressione. Saremo testimoni di un'inferno che li porterà alla morte o alla cannibalizzazione dei bambini per sopravvivere.
Il film è prevalentemente fotografato in una colorazione livida tendente all'azzurro crepuscolare che amplifica il senso di smarrimento dei contadini: appaiono come sospesi tra la vita e la morte, tra il giorno e la notte, come fantasmi che vagano in una terra vuota, senza più una radici e identità. Sebbene il film soffra narrativamente per la lentezza e l'assenza di pathos, Oles Yanchuk riesce nell'intento di rappresentare l'orrore con efficace durezza, senza mai essere gratuito. Le sue immagini si imprimono nella mente dello spettatore e ricostruiscono degnamente una memoria quanto mai oggi necessaria per comprendere la storia di un popolo che ancora oggi deve lottare per esistere.


Il film può essere recuperato su Youtube, mentre qui è possibile scaricare i sottotitoli in italiano.

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