È il seguito del film "La danza della realtà" (2013), tratta dall'autobiografica di Jodorowsky pubblicata nell'omonimo libro del 2001. Avevamo lasciato la famiglia Jodorowsky che partiva da Tocopilla per trasferirsi a Santiago, qui la ritroviamo nella nuova città cilena dove ha aperto un nuovo negozio, Alejandro è ormai adolescente e studia medicina anche se vorrebbe diventare un poeta, la sua famiglia e in particolare il padre, si opporranno nuovamente alle vocazioni del figlio, ma lo spirito ribelle di Alejandro questa volta avrà la meglio su tutti. Lascerà la sua casa per dedicarsi completamente alla poesia diventando un vero bohémien, incontrerà la poetessa Stella Díaz Varín, con la quale vagherà nella notte in cerca di ispirazione e avrà anche una burrascosa relazione sentimentale, in seguito tornerà a lavorare in un circo, ma deluso dal destino del suo Paese che è pronto ad accogliere nuovamente al potere Ibáñez, deciderà di lasciarlo definitamente per rifugiarsi in Francia e "salvare il surrealismo". "Poesia senza fine" è quello che si potrebbe definire a tutti gli effetti un racconto di formazione, è infatti uno dei film più accessibili di Jodorowsky ma non per questo il meno visionario, ritroviamo il suo realismo magico, le maschere, i freaks e soprattutto i flussi di coscienza del regista che entra in scena parlando a se stesso e che qui si fanno più intensi rispetto al primo capitolo, soprattutto nella scena finale che diventa un punto di svolta nell'autobiografia di Alejandro, perché questa volta arriva la resa dei conti della "psicomagia" applicata a se stesso: il suo immaginario, la sua energia artistica, deve catalizzare la liberazione dell'odio e del risentimento per il padre, deve perdonarlo per arrivare alla guarigione, questa è la parte più difficile dell'esistenza umana. Un processo di purificazione dal quale è impossibile non rimanerne toccati dal più profondo. Il film è fotografato magnificamente da Christopher Doyle (conosciuto per il suo lavoro con Wong Kar-wai) che afferma quella pulizia e delicatezza che è insita anche nelle intenzioni dell'opera. Come sempre Jodorowsky gestisce perfettamente l'equilibrio tra forma e contenuto.
domenica 6 febbraio 2022
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