venerdì 14 gennaio 2022

Squid Game (2021)

Hwang Dong-hyuk ha concepito questo progetto nel lontano 2008 pensando alle difficoltà socio-economiche vissute da ragazzo nella Corea del Sud, quando abitava con la madre e la nonna, e dovette vendere il suo computer da 500 euro per mantenersi, cosa che interruppe la sua attività da scrittore. In seguito scoprì i manga di sopravvivenza giapponesi come Battle Royale, Liar Game e Gambling Apocalypse: Kaiji, e fu grazie all'incontro con queste letture che lo portò a concepire Squid Game, una storia che vede come protagonista un giovane squattrinato e indebitato che - insieme ad altre 455 persone - decide di rischiare la vita in un mortale gioco di sopravvivenza gestito dai VIP, che rappresenta l'alta classe della società, al fine di conquistare un montepremi dall'ammontare di ben 45,6 miliardi di won, pari a circa 33 milioni di euro. Per ovvi motivi in Oriente l'ambizioso progetto non riuscì a trovare nessun finanziatore disposto a produrlo, finché dopo alcuni anni Netflix si è fatta avanti e lo ha acquistato per produrne una serie. E mai scelta fu così giusta, la serie ad oggi ha riscosso un successo inaspettato e ha raggiunto il record di visioni in una velocità mai vista prima. La serie è stata pubblicata il 9 Settembre 2021 e pubblicata con il doppiaggio in Italiano il 30 Novembre dello stesso anno. 

«Volevo scrivere una storia che fosse un'allegoria o una favola sulla moderna società capitalista, qualcosa che descrivesse una competizione estrema, un po' come l'estrema competizione della vita. Ma volevo che usasse il tipo di personaggi che tutti abbiamo incontrato nella vita reale.» 
Ma veniamo subito ai pregi di questa serie. La forza è quella di essere riuscita a rappresentare attraverso i personaggi principali, tutt'altro che gradevoli, un dramma corale autentico, così che gran parte di quelle vite per quanto marchiate dall'illegalità e dai vizi più infimi, finiscono per interessarci e acquisire un peso, questo non succede perché empatizziamo con le loro storie personali, ma perché il dramma sociale surclassa quello personale: la vita di ogni personaggio è stata un fallimento perché non hanno avuto abbastanza denaro o hanno perso troppo denaro, ognuno di loro è quello che potremo definire emarginato, un disadattato incapace di integrarsi nella società capitalistica, e ora quello stesso potere che gli ha sedotti e portati alla rovina, rappresentato dai vertici della piramide sociale che nella storia è rappresentato dai VIP, assiste beffamente alla loro degradante battaglia per ottenere l'ambito premio in denaro. Tale tensione drammatica è collocata all'interno di una scenografia suggestiva e alienante nella sua imponente artificiosità: dagli edifici labirintici colorati con i colori pastello, alle enormi mura esterne dipinte con sfondi naturali per permettere al grande "lager" di mimetizzarsi tra la natura selvatica dell'isola sconosciuta, al design elegante e minimale dei crudeli giochi, per arrivare alle maschere dorate, carnevalesche e animalesche che indossano i VIP e che non possono che richiamare il perverso fascino proibito di Eyes Wide Shut


Ma veniamo ai problemi, non è difficile immaginare che una storia del genere pecchi in tutti quegli eccessi che non possono essere giustificati dall'elemento grottesco, alcuni di questi possiamo individuarli nella caratterizzazione di alcuni personaggi secondari, i quali sono ridotti a delle vere e proprie macchiette a servizio del crudele intrattenimento, due fra tutti sono il fanatico religioso e l'amante tradita, che al di là del loro isterismi, troviamo solo un profilo psicologico sciatto. Ha fatto discutere molto anche l'unico personaggio omosessuale, che è rappresentato solo da un vecchio perverso all'intero dei VIP, la cui rappresentazione non si discosta molto dai pregiudizi e dagli stereotipi sull'omosessualità portata avanti storicamente dai Paesi socialisti ed ex comunisti dell'Est, dove viene considerata un vizio, un prodotto della decadenza della borghesia. Nonostante sia evidente un grave deficit nella rappresentazione queer della storia, questa scelta, a mio avviso, non risulta del tutto inappropriata nel contesto. Trovo che il fenomeno del queerbaiting portato avanti da moltissime produzioni di Netflix o televisive sia nettamente peggiore.
La serie è ricca di colpi di scena, per la maggior parte gestiti abbastanza bene soprattutto quelli legati allo sviluppo del personaggio dell'inquietante vecchietto o al colloquio delle due ragazze più giovani durante l'episodio Gganbu, che finisce con una toccante disfatta. Ma nella fase finale del gioco, l'improvvisa riconciliazione tra i due antagonisti non è gestista adeguatamente e diventa inesorabilmente stucchevole. Invece, il finale aperto della serie ci ricorda qual è il vero pregio di Squid Game: quello di aver fatto di un vigliacco, dell'anti-eroe per eccellenza, un uomo che ha interiorizzato tutte le ingiustizie di quel perverso sistema e che ora è pronto a contrastare. Un nuovo capitolo della storia? Lo accoglieremo con curioso interesse.

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