domenica 5 settembre 2021

Mister Lonely (2007)

Il film segue le vicende di un giovane ragazzo, interpretato da un irriconoscibile Diego Luna, che si guadagna da vivere facendo il sosia di Michael Jackson esibendosi in una casa di riposo per anziani. Lì per caso incontra la sosia di Marilyn Monroe, interpretata da Samantha Norton, della quale si innamorerà. Insieme decideranno di partire in un'isola sperduta della Scozia per inseguire il loro sogno: esibirsi in un vero spettacolo teatrale con una vera e propria compagnia. A loro si uniranno anche altri cinque sosia: Charlie Chaplin (Denis Lavant), il Papa (James Fox), James Dean (Joseph Morgan), la Regina Elisabetta (Anita Pallenberg) e Abramo Lincoln (Richard Strange). Insieme ai due protagonisti affronteranno i piccoli e grandi ostacoli della vita e dalle loro storie personali emergeranno ferite, paure e angosce che le maschere dei loro personaggi non riusciranno più a celare. Inevitabile sarà l'implosione, che costerà la vita a qualcuno.
Harmony Korine dirige il suo film più delicato ed esteticamente "pulito", ma non meno doloroso e privo di quel nichilismo prepotente che contraddistingue il suo cinema, i suoi sosia sono dei veri e propri "freaks" che potrebbero essere i ritratti di una fotografia di Diane Arbus: malinconici, disadattati, vulnerabili, emarginati della società, vivono della loro arte per finirne ad essere divorati. Il film è sorretto dalle interpretazioni di un cast stellare, spicca Samantha Norton che riesce a raccontare la depressione come poche attrici siano state capaci di farlo sullo schermo negli ultimi tempi. Il film incastra, parallelamente alla storia dei sosia, quella di un gruppo di suore guidate da un prete (Werner Herzog, già!) in missione per donare viveri per mezzo di un elicottero e che sarà testimone di un miracolo incredibile: una delle suore riuscirà a sopravvivere inspiegabilmente alla caduta dall'elicottero (la scena in questione è registicamente altrettanto incredibile), dopo la rivelazione alcune cominceranno ad imitarla dando origine ad uno show mediatico di proporzioni internazionali. Evento il cui significato si rivelerà essere, nell'epilogo del film, una parabola spietata sull'idolatria e il riconoscimento canonico. Un film ancora poco conosciuto e celebrato, eppure è una delle vette indiscutibili del cinema di Korine.

«In un certo senso sento che è il film più strano che abbia mai fatto. Sembra quasi un'anomalia rispetto agli altri miei film: è il più tradizionale, ma allo stesso tempo è un film molto bizzarro. Ci sono momenti belli come qualsiasi cosa io abbia mai fatto, come la sequenza in bicicletta con le suore che fluttuano nel cielo. Le uova che cantano. Ma è anche uno strano film. Stavo uscendo da uno stato nebbioso. Quel film ha ancora tracce di quello stato.»

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