mercoledì 26 maggio 2021

The Sea and Poison - Il mare e il veleno (1986)

Conosciuto anche con il titolo internazionale "The Sea and Poison". Un film di difficile reperibilità, ancora oggi non esistono edizioni home video in Occidente, ma è reperibile online con i sottotitoli in inglese. È l'adattamento dell'omonimo romanzo del Premio Nobel per la letteratura Shūsaku Endō, racconta la controversa storia di alcuni medici dell'Università di Kyushu che, nel 1945, su ordine dei militari giapponesi eseguirono degli atroci esperimenti su pazienti cinesi e prigionieri americani. Questi esperimenti furono solo alcuni dei tanti che l'unità segreta militare giapponese, conosciuta come Unità 731, eseguì per la ricerca e lo sviluppo di nuove armi chimico-biologiche, dal 1936 fino al 1946 in varie zone del territorio cinese colonizzato. Il film di Kei Kumai è anche il primo lungometraggio ad aver trasportato questa storia terribile al cinema, infatti solo qualche anno dopo uscirà in Cina lo sconvolgente "Men Behind the Sun" diretto da Tun Fei Mou, che tutt'oggi rimane per molti il primo riferimento sulla tematica, un film per certi versi più violento ma meno riuscito sotto molti punti di vista.
"The Sea and Poison" è un film straordinario, pregno di una desolante bellezza, la regia di Kei Kumai è coscienziosa e cristallina, entra nella mente dei suoi carnefici e li esamina interiormente, interrogando la loro coscienza e indagando sul loro movente, restituendo allo spettatore un ritratto umano spietato e annichilente. Il male è banale, sentenzia Hannah Arendt e nessun'altra conclusione suonerà più vera per Kumai: la sua ricerca psicologica finirà per scontrarsi con l'abisso dell'oscurità dell'animo umano, dissolvendosi nella banalità più assoluta dei sentimenti umani, quali l'egoismo, il risentimento, la vigliaccheria e l'adattamento. Nessuno del personale coinvolto nell'attività di quegli atroci esperimenti si rivelerà interessato realmente alla ricerca scientifica, ma spinto fondamentalmente da cose insignificanti. 
Il titolo è poetico quanto significativo: "Il mare e il veleno", due compositi chimici che possono  mescolarsi e diluirsi, come l'abisso dell'animo umano e il male, il secondo è sempre solubile al primo. Che terrificante constatazione. 
Sconvolgente è la resa iperrealista delle sequenze chirurgiche nella sala operatoria, il bianco e nero di Masao Tochizawa non pregiudica il realismo, c'è una tensione insopportabile e ci si sente come intrappolati in quella stanza. Mette i brividi la lunga scena della vivisezione finale, sopratutto quando il chirurgo effettua un massaggio cardiaco direttamente all'organo della cavia umana stringendolo con la sua mano, un'immagine disturbante e di un'indelebile potenza che mostra quanto sia altrettanto terrificante il potere che l'essere umano vorrebbe esercitare sulle altre vite, tentando inutilmente di impadronirsi del mistero della vita. Il canto O Haupt voll Blut und Wunden tratto dalla "Passione secondo Matteo" di Bach entra nella scena con strazio, in netto contrasto al cinico materialismo della scena. "Il mare e il veleno" è un grandissimo film, di quelli che non invecchiano mai e non ti lasciano più. 

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